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La politica del fare e del coraggio
25/10/2024

La politica del fare e del coraggio

Il 4 novembre è triste data per Firenze e la Toscana tutta. L’alluvione del 1966. Ancora fresco ricordo, nelle menti e nelle immagini. E non poteva essere diversamente.
Gli insegnamenti di quegli accadimenti, forse, non sono stati ancora recepiti dalla collettività eppure, erano, e sono chiari, cristallini.
Il territorio deve essere gestito, governato. Ce lo insegna la storia, millenaria, dell’uomo. Non si inventa nulla, non si cambiano le regole, le abitudini.
Sappiamo che senza l’opera dell’uomo non ci sarebbe questa Toscana. Si dice spesso, si rammenta sempre, ma poi tutto svanisce, si dimentica, non si concretizza. Natura madre e matrigna.
Ed allora sottolineiamo, ancora una volta, l’importanza di avere una programmazione attiva e coraggiosa. Fatta certamente di investimenti, di innovazione ed anche di scelte, altresì difficili, ma necessarie. Atto di responsabilità, non condizionabile dall’istinto ma governato dalla pura ragione.
Le affermazioni dell’Assessore Monni sulla necessità di sburocratizzare le procedure ci hanno fatto sobbalzare e dato conforto. Pronunciate in occasione della visita alla cassa di espansione Pizziconi. Opera importantissima, ma datata e da terminare quanto prima.
Ben venga questa convinzione e questa denuncia. L’evoluzione delle cose non aspetta chi non decide, chi si vuol esimere dal compito assegnato dal ruolo e dalla storia.
Come sempre vince il sistema, non il noi ed il voi, perché chi subisce il danno, chi vive le preoccupazioni, poco importa della causa ma vuole le soluzioni, subito.
La parola d’ordine è programmare. La politica del fare. Ogni anno dobbiamo avere la forza e capacità di aggiungere un mattone alle nostre costruzioni, ai progetti.
Alla fine dei conti, dei ragionamenti, dei desiderata, conta una cosa soltanto: cosa si è fatto, in concreto?
Tutto facile? Certamente no, ma doveroso si.